Noduli alla tiroide e RFA
I
noduli della tiroide sono molto comuni nella popolazione italiana e si riscontrano più frequentemente nel genere femminile e, fortunatamente, sono nella maggioranza dei casi benigni e non richiedono alcun trattamento. Quest’ultimi vengono in genere diagnosticati attraverso una ecografia del collo, esame che consente di studiare con estrema accuratezza la ghiandola tiroidea e le caratteristiche dei noduli. In alcuni casi tuttavia può essere necessario eseguire un agoaspirato (un prelievo di cellule con ago sottile) per ottenere una conferma definitiva della natura del nodulo della tiroide. In alcuni casi, i noduli della tiroide possono diventare visibili o fastidiosi, poiché comprimono le strutture anatomiche all’interno del collo, arrivando a causare problemi alla deglutizione o alla respirazione.
La Termo-ablazione a Radiofrequenza (RFA) è un trattamento mini-invasivo che viene utilizzato in alternativa alla chirurgia quando questa non risulta una buona opzione per il paziente. Il trattamento prevede l’introduzione, Guidato da Tecniche di Imaging (Tac o Ecografia o CBCT), di un ago-elettrodo nella lesione tumorale e l’erogazione di energia ad alta frequenza che riscalda e distrugge il tumore.
Competenze mediche
PEI-EA vs RFA nelle cisti tiroidee
L
Le cisti/pseudocisti tiroidee rispondono meglio alla ablazione con radiofrequenza che alla alcoolizzazione. La radiofrequenza è il trattamento di elezione.
In alternativa al trattamento chirurgico di lobectomia tiroidea o di tiroidectomia, nella terapia delle cisti tiroidee benigne sintomatiche si è affermata negli ultimi anni la PEI (Percutaneous Ethanol Injection), o EA (Ethanol Ablation). E’ importante sottolineare che le cosiddette cisti tiroidee non sono in realtà cisti ma pseudocisti, e come tali conservano una più o meno abbondante componente parenchimale che secerne senza soluzione di continuo il liquido cistico.
Per tale motivo il semplice drenaggio delle lesioni pseudocistiche tiroidee si è dimostrato largamente inefficace. L’etanolo riduce le pseudocisti attraverso necrosi coagulativa diretta, trombosi dei piccoli vasi ed infine sclerosi dei tessuti.
Dopo PEI/EA, sono frequenti le recidive in quanto la componente parenchimale è sempre presente anche se scarsamente visibile con ultrasuoni. Infatti la componente tissutale della pseudocisti può essere compressa dal fluido intracistico, appiattita contro le pareti della pseudocisti, pertanto scarsamente visibile in ecografia. Essa non è distrutta dall’etanolo, mentre la radiofrequenza ne determina l’abbattimento. Sono stati segnalati casi di inefficacia della PEI/EA con efficacia successiva della RFA (Radiofrequency Ablation, Ablazione con Radiofrequenza).
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